Promesse elettorali: facile farle, più difficile mantenerle

45parlamentoSembra proprio che gli auspici del presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno – a Camere sciolte e con il clima politico già denso di tensioni – in tema di promesse elettorali siano destinati a naufragare. “L’orizzonte del futuro, aveva detto Mattarella, costituisce il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale. Il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese”. Ora la campagna elettorale è in pieno svolgimento.
I partiti sono impegnati a cercare di mettere insieme coalizioni, spesso eterogenee, e su questo si giustificano per non aver ancora messo a punto i programmi. Eppure già tutti, chi più e chi meno, si sono pericolosamente sbilanciati in promesse elettorali esuberanti – se non estemporanee – per andare a toccare la pancia della gente e ottenere così il maggior numero di consensi.
Qualche settimana fa avevamo auspicato, guardando alle promesse fatte e messe in atto dal presidente americano Trump, che almeno ci venisse risparmiato il ritornello: “lo avevamo promesso in campagna elettorale”.
Di che cosa si sta parlando? Si va dall’abolizione alla riforma del Jobs Act, alla reintroduzione dell’articolo 18 per le aziende con più di 15 dipendenti, alla flat tax (una tassa uguale per tutti che prevede un’aliquota unica attorno al 23% per qualsiasi reddito), alla pensione minima di mille euro mensili con tredicesima, anche per le casalinghe, al reddito di dignità fissato in mille euro al mese, al reddito di cittadinanza stabilito in 780 euro anche per le pensioni minime, all’abolizione del bollo sulle “prime auto”, all’abolizione della legge Fornero, con i 5 Stelle che sono a favore della quota 41 (in pensione dopo 41 anni di lavoro), al salario minimo (9-10 euro all’ora), all’abolizione del canone Rai, agli 80 euro allargati alle famiglie con più figli, all’abolizione delle tasse universitarie…
Se a questo si aggiungono i partiti pro e contro euro e talvolta contro l’Europa, il quadro della confusione sul futuro è quasi completo. E forse abbiamo dimenticato qualcosa. Tutte cose belle e buone ma di solito i proponenti sono abbastanza restii a specificare i modi in cui intendono coprire i buchi di bilancio che si andrebbero a creare.
E questo fatto non è marginale perché siamo in un Paese che a stento sta uscendo dalla crisi. È sufficiente pensare che i costi per l’abolizione della legge Fornero sono valutati circa 140 miliardi di euro; la flat tax è sui 40; il reddito di dignità di Berlusconi 18 miliardi; il mantenimento e l’allargamento degli 80 euro di Renzi, come pure il reddito di cittadinanza dei grillini, circa 15 miliardi. Cifre che non è pensabile di poter recuperare attraverso una serie di tagli o con la lotta all’evasione fiscale: se tali promesse elettorali dovessero essere mantenute e messe in atto, il Paese andrebbe in bancarotta in pochi giorni.
C’è chi pensa che ormai il popolo italiano sia capace di distinguere. Ci sono forti sospetti che non sia così, almeno a guardare alle tante discussioni che avvengono nei salotti televisivi, dove il pubblico applaude sempre e comunque tutto e il contrario di tutto nell’arco di cinque minuti.
È certo che i partiti devono fare le loro proposte, così come è lecito sperare che ogni cittadino possa valutare e magari scegliere chi promette interventi che abbiano una qualche possibilità di realizzazione.

Giovanni Barbieri