Testimoni di speranza

rethinking_europeIl titolo di questo articolo, testimoni di speranza, riprende un’espressione usata dal card. Marx verso la fine dell’intervista resa ad Agenzia SIR a commento del convegno “(Re)Thinking Europe. Un contributo cristiano al futuro del Progetto europeo”, promosso a Roma dalla Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea e dalla Segreteria di Stato, che ha visto coinvolti 350 leader politici, vescovi e rappresentanti della società civile.
Quello che è in sé un atteggiamento distintivo (e positivo) dei cristiani, sembra, calato nel contesto politico attuale, europeo ma anche italiano, quasi diventato una specie di ultima spiaggia, come se si dicesse che non ci resta altro da fare che affidarci alla speranza. Naturalmente non è così che l’espressione va intesa, ma le assise di questi giorni, dedicate dal mondo cattolico italiano al ‘sociale’ e dalla Chiesa continentale al “ripensare l’Europa”, hanno confermato la valutazione che molte cose non vadano nel giusto senso, sia che si parli di lavoro, sia che si faccia riferimento alla necessità di ridare respiro al progetto europeo.
Così, a Cagliari come a Roma si è parlato di problemi e di proposte per risolverli e, purtroppo, né gli uni né le altre sono suonati nuovi nelle aule di un convegno.
Il Papa, da parte sua, incontrando i convegnisti europei ha parlato di un progetto fondato su “dialogo, inclusione, solidarietà, sviluppo e pace”; ai delegati delle diocesi riuniti a Cagliari, ha rinnovato la sua adesione all’idea di un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale”. Siamo convinti che pochi politici, sindacalisti, industriali avrebbero il coraggio di esprimere aperta contrarietà a queste nobili espressioni. Il problema sta tutto nei ‘se’ e nei ‘ma’ che troppo spesso vanno a limitare, se non annullare, il valore di quei termini e la possibilità di renderli concreti ed operativi.
Bene il dialogo, ma; giusta l’inclusione, se e così via. Nella realtà quotidiana, gli interessi personali o di categoria sono vere e proprie pietre di inciampo che vanificano ogni possibilità di guardare con fiducia alla attuazione dei principi.
Si fa continuo riferimento ai “miracoli” che hanno portato uomini di diversa estrazione e fedi a collaborare fattivamente alla realizzazione della Costituzione nel nostro Paese e dei Trattati in Europa.
La verità è che, venute meno le ideologie, che pure hanno propiziato tanti disastri nel secolo scorso, è rimasto campo libero per un egoismo (individuale, di classe, di nazione) che si sta rivelando ancor peggiore di come ci si potesse immaginare.
Perché è proprio da esso che derivano i tanti ‘se’ e i tanti ‘ma’ che avvelenano la società in questi tempi. Ben vengano, allora, i convegni e i richiami, purché da essi derivi l’impegno di ognuno a mantenere viva una speranza che, almeno nel breve, sembra doversi misurare proprio contro se stessa.

Antonio Ricci