I Longobardi: un popolo che cambiò l’Italia

In mostra a Pavia le testimonianze degli “uomini dalle lunghe barbe”

39longobardi_mostra1I Longobardi sono scesi di nuovo in Italia: questa volta non con intenzioni bellicose ma solo per mostrare, 14 secoli dopo la fine del loro regno, le eredità lasciate in circa due secoli di permanenza nel nostro Paese. Il tutto in una grande mostra itinerante aperta il 1° settembre nel castello Visconteo di Pavia, dove rimarrà allestita fino al 3 dicembre, per poi traslocare, dal 15 dicembre al 25 marzo al MANN di Napoli e approdare da aprile 2018 al prestigioso Museo Ermitage di San Pietroburgo.
La mostra offre la possibilità di vedere oltre 300 oggetti di alto artigianato, opere d’arte e reperti provenienti da 80 musei ed enti prestatori, pezzi che risalgono al V e VI secolo e raccontano i ritrovamenti in 32 siti e centri longobardi, frutto, questi, di oltre 15 anni di nuovi scavi e studi archeologici sulle necropoli altomedievali. Dalle numerose teche e vetrine poste lungo i circa ottanta metri della “stecca”, che un tempo ospitava le scuderie del castello, in un percorso forse un po’ angusto vista la quantità di oggetti esposti, si può ammirare un vasto panorama di corredi funerari, medaglioni in oro con filigrane, le originali fibbie in argento delle armature o le collane preziose con pietre colorate; oggetti che svelano usi e costumi di un popolo di guerrieri che, oltre che per le battaglie, aveva una particolare predilezione per i gioielli e l’arte.
39longobardi_mostra2Una oreficeria preziosa, spesso usata per ornare le armi, come quella che si può ammirare sull’impugnatura della spada riportata nel logo della mostra, nonché sui corni in vetro usati per bere (dagli spettacolari color rosa vinaccia proveniente da Cividale e blu da Castel Trosino), che ci raccontano la fine arte di questo popolo.
Ma i Longobardi amavano molto anche i libri, il disegno e l’economia, come si legge nel Codice delle Leggi Longobarde del 1005, che conserva preziose miniature, o nel più antico dei codici con il famoso Editto di Rotari del 643. Il popolo dalle “lunghe barbe”. definizione da cui probabilmente deriva il nome a noi tramandato, aveva anche particolare riguardo per gli animali, come si può evincere dalla grande teca che mostra la tomba di un cavallo, sepolto con due cani.

La fine dell’unità politica della Penisola

La svolta si ebbe nell’anno 568, quando i Longobardi, guidati da Alboino, attraversarono le Alpi Giulie e iniziarono la loro espansione sul territorio italiano. Questo è l’evento-spartiacque della storia d’Italia: l’unità politico-amministrativa della penisola realizzata dai Romani veniva sconvolta dall’invasione di un popolo straniero, anche se le sue mire di conquista furono limitate ad alcune regioni del Nord e non si estesero all’intera penisola, ragion per cui diverse regioni italiche rimasero sotto il controllo dell’Impero Bizantino. Una frammentazione politica che si protrasse sino al Risorgimento. Gli “uomini dalle lunghe barbe” mostrarono anche molto pragmatismo nella riorganizzazione sociale ed economica del loro impero, azione indispensabile per adattarsi ad una realtà politica e sociale del tutto nuova. Da invasori divennero laboratorio di assimilazione e integrazione di usanze e stili di vita, di alternanze di fede ariana e cristiana, importanti per traghettare la storia dal mondo classico al medioevo.

Prendendo spunto dalla raffigurazione più astratta di ispirazione germanica, l’arte longobarda evolve verso forme più morbide, molto più vicine alla simbologia cristiana ma con riferimenti anche all’arte romana e bizantina, anche se non scompaiono del tutto rimandi alla tipicità dello stile nordeuropeo, come i corni potori in vetro che richiamano i corni animali usati per dissetarsi e che marcavano uno status sociale.
Il viaggio nel tempo della saga longobarda che la mostra al castello visconteo racconta, continua nella Sala del Rivellino, con contenuti multimediali – video mapping e touch-screen – che consentono la scoperta di Pavia longobarda, e termina poi nella Sala Longobarda dei Musei Civici in una sezione permanente che espone argenti paleocristiani, oreficerie tardo romane e i reperti longobardi, che testimoniano lo splendore raggiunto da Pavia in età altomedievale. Pavia è stata quindi una scelta obbligata, in quanto capitale del regno e custode di una sezione longobarda permanente nei Musei civici con pezzi bellissimi tra cui il sarcofago di Toedote e le fibule decorate a filigrana della necropoli di Borgo della Posta; tre cripte pavesi saranno aperte per la prima volta con un apposito itinerario in città.

Gianpiero Brunelli