Dall’estremo oriente soffiano venti di guerra

Corea del Nord. Cresce la tensione, diplomazia in difficoltà

33crisi_CoreaI test nucleari della Corea del Nord si susseguono in un crescendo preoccupante. La tensione è alle stelle non solo sul fronte orientale attorno alle due Coree, ma in tutto il mondo. Se fino a ieri sembrava che i missili coreani potessero avere una gittata limitata, anche se erano in grado di colpire il Giappone oltre che la Corea del Sud, ora c’è il timore, abbastanza reale, che essi potrebbero essere in grado di raggiungere l’Europa “prima del previsto”. E non solo l’Europa, ma anche alcune grandi città americane. È quanto afferma il ministro della difesa francese. I timori si sono sensibilmente alzati in seguito al sesto test nucleare nordcoreano di domenica 3 settembre: ha esploso una potenza dieci volte superiore a quella della bomba atomica di Hiroshima ed ha provocato un terremoto di magnitudo 6,3.
La Corea del Nord non è la sola dotata di missili nucleari e la specificità di questo esperimento sta proprio nel teatro in cui questa “bomba” esplode. Si pensava che con la caduta del muro di Berlino e con l’implosione dell’Unione Sovietica fosse finita la guerra fredda. Sembra non sia così. Sembra di essere tornati alla guerra di Corea degli anni ’50 quando si fronteggiavano le potenze comuniste, con la Cina in prima fila, e quelle occidentali con gli Usa a guidare le forze dell’Onu.
Sono passati 70 anni e i fronti più o meno sono gli stessi, come i rischi di un coinvolgimento globale nella guerra. Per ora, in fondo, nessuno ci crede. Purtroppo i protagonisti di questa vicenda non sono del tutto rassicuranti, come non sono rassicuranti le alleanze. Ieri la guerra, sanguinosa, contrapponeva il mondo occidentale al mondo comunista.
33crisi_Corea1Anche oggi la Corea del Nord non è sola. Ha ottimi rapporti con Cina, Vietnam, Laos, Cambogia, Russia, anche se quest’ultima è un po’ più defilata, e tiene relazioni bilaterali con l’Iran. La Corea del Sud, da quando nel 1953 si stabilì che i confini tra i due Stati passavano sul 38° parallelo, è sostenuta dall’Unione Europea, dal Canada, dagli Stati Uniti e dal Giappone. I rapporti tra i due Stati sono sempre rimasti tesi poiché sia l’uno che l’altro pretende di avere l’egemonia su tutta la penisola coreana. Di fatto la guerra non si è mai chiusa e, tra alti e bassi, c’è stato un momento, una decina di anni fa, in cui sembrava che i negoziati potessero portare ad una convivenza pacifica.
Nel 2009 la Corea del Nord dichiarò di voler lanciare un satellite a scopi pacifici ed iniziò la scalata al nucleare, mentre sull’altro fronte si susseguivano esercitazioni militari… e siamo ai nostri giorni col governo nordcoreano che dichiara di essere in stato di guerra con la Corea del Sud. Mentre gli Stati Uniti affermano che “quando è troppo è troppo” e che “tutte le soluzioni per affrontare la minaccia nordcoreana sono sul tavolo”, quindi non si esclude un intervento militare, altri chiedono, nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sanzioni più severe, altri si richiamano al dialogo.
La stessa Cina, grande sostenitrice della Corea, è in imbarazzo e deve condannare il test nucleare. Ma sarà difficile che accetti di applicare altre sanzioni, quale quella del petrolio. Per il momento Merkel e Trump chiedono di aumentare la pressione internazionale. Putin, che sembra avere maggiori possibilità di persuasione, dichiara invece che le sanzioni “sono inefficaci” e invita, malgrado tutto, al dialogo. Egli ricorda che Pyongyang dispone di armi nucleari e che un eventuale conflitto potrebbe portare ad una “catastrofe globale”.
Pone un interrogativo inquietante: “C’è qualcuno che pensa che solo per l’adozione di qualche sanzione, la Corea del Nord abbandonerà il percorso intrapreso per creare armi di distruzione di massa?”. È una riflessione realistica, anche perché probabilmente conosce meglio di altri il protagonista di questi eventi. Il Paese è governato dalla dinastia Kim dalla sua nascita. Oggi è governato da Kim Jong-un. È la guida suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) dal 18 dicembre 2011.
Detiene inoltre i seguenti titoli: presidente del Partito del Lavoro di Corea e presidente della Commissione per gli affari di Stato, presidente della Commissione militare centrale e comandante supremo dell’Armata del popolo coreano. Di lui si raccontano cose raccapriccianti. Non si sa fino a che punto sia disposto a tirare la corda, ma nessuno può escludere qualche colpo di testa soprattutto se dall’altra parte c’è un personaggio imprevedibile come Trump. Forse è davvero il caso di fermarsi tutti.

Giovanni Barbieri