Segnali di ripresa per la Provincia ma resta ancora alta la disoccupazione

Presentato a Villa Schiff di Montignoso il Rapporto Economia 2017 della Provincia di Massa Carrara

La Provincia di Massa Carrara nella zona di Costa e alle spalle le Alpi Apuane
La Provincia di Massa Carrara nella zona di Costa e alle spalle le Alpi Apuane

Segnali di ripresa rispetto alla crisi economica mondiale ed espansione di settori produttivi attorno a realtà di eccellenza, ma in un contesto economico che continua ad essere problematico: sono questi gli aspetti salienti emersi dal Rapporto Economia 2017, presentato la scorsa settimana dall’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio. Per raccontare le difficoltà della provincia di Massa Carrara basta dare uno sguardo ai dati demografici, che più di tutti misurano lo stato di salute di lungo periodo di un territorio. Il Rapporto mostra come la popolazione nella nostra provincia nel 2016 sia diminuita a 196.578 unità. Nell’ultimo quinquennio la provincia ha perso quasi 2.900 abitanti, con Carrara (-1.900 residenti) e la Lunigiana (-1.400) a subire le maggiori perdite. Le scarse opportunità che il territorio offre, del resto, sono osservabili anche attraverso il tasso di disoccupazione, rilevato al 16,6%. Non mancano tuttavia alcuni segnali incoraggianti. Il primo viene dall’industria, trainata dalla presenza di una realtà internazionale come la Nuovo Pignone. La produzione industriale nel 2016 è cresciuta del 2%, grazie all’esplosione del settore dei metalli, naturale indotto della multinazionale dell’impiantistica petrolifera, ma anche alla ripresa della cantieristica da diporto. Il secondo segnale confortante viene da edilizia e commercio al dettaglio, settori fortemente indeboliti dalla crisi economica: in entrambi i casi le perdite di fatturato si sono attutite e in alcuni comparti è tornato il segno positivo. Sono dati che però non possono nascondere le 500 imprese edili e i 3 mila occupati in meno rispetto al 2010 o le 275 attività di dettaglio in sede fissa perse in 6 anni. Segnali in controtendenza per il marmo, invece, che soffre più degli altri settori le dinamiche internazionali, soprattutto quelle dell’area medio orientale: calano del 5,7% i quantitativi estratti di blocchi, il numero di imprese (-11), le esportazione sia di blocchi che di lavorati. Ma è il turismo ad essere il grande malato dell’economia locale: dal 2010 continuano ad aumentare le strutture ricettive ufficiali, grazie soprattutto al forte dinamismo dell’extralberghiero, con l’esplosione di B&B, agriturismi e alloggi privati, tuttavia la stagione turistica 2016 è stata negativa, sia nelle strutture ufficiali (-3,5%), sia nelle seconde case (-9,7%). Rispetto al 2000 l’intera provincia ha perso 3,2 milioni di presenze stanziali. Dito puntato anche sul mancato credito alle imprese, uno dei fattori di ostacolo allo sviluppo economico in questi anni: non solo alle piccole e all’artigianato, ma anche alle medio-grandi realtà. A questo va aggiunto un costo del denaro che è superiore alla media regionale e nazionale. Per le imprese e per il territorio – lo si è detto forse troppe volte – è tempo di cambiamenti. Il presidente della Camera di Commercio, Dino Sodini, ha evidenziato due piste da seguire. Una riguarda gli investimenti innovativi: la digitalizzazione dei processi produttivi delle imprese rappresenta la quarta rivoluzione industriale, ci sono piani nazionali e incentivi fiscali: “è l’ultima occasione che ci rimane per migliorare la competitività del nostro sistema produttivo”, ha dichiarato Sodini. L’altra pista riguarda un piano di marketing territoriale che consenta alle imprese apuane di identificarsi all’esterno e al contempo stimoli l’offerta turistica locale. Azioni i cui tempi di ritorno non sarebbero immediati e sul cui accompagnamento pende, a partire dal 2018, l’accorpamento della nostra Camera di Commercio con quelle di Lucca e di Pisa. È “la bandiera demagogica, della spending review”, ha affermato senza mezzi termini il presidente Sodini, che avrà come effetto “una valorizzazione dei territori centrali e delle aree metropolitane a discapito delle realtà periferiche” come quella apuana. (Davide Tondani)