La visita di Papa Francesco al Presidente Mattarella: Chiesa e Stato impegnati nella cura della società

I vertici dello Stato e della Chiesa si sono ritrovati per rinnovare l’impegno di curare una società inginocchiata dagli effetti del terremoto, dalla mancanza di lavoro, lasciata sola dall’Europa a gestire l’ondata migratoria

Papa_Quirinale_Mattarella01L’incontro tra Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Mattarella di sabato scorso – in occasione della visita ufficiale di Francesco al Quirinale, in restituzione di quella di Mattarella in Vaticano il 18 aprile 2015 – è destinato ad andare oltre le parole del cerimoniale. In una società in crisi di leader e di padri, queste due personalità ci insegnano che è ancora possibile esserlo: il Papa, l’uomo del carisma che feconda l’istituzione Chiesa; il presidente Mattarella, l’uomo dell’istituzione che è il garante dell’unità e dell’indipendenza. Due personaggi diversi, uniti da una caratteristica comune: l’agire (morale) nutrito dalla vita spirituale. I vertici dello Stato e della Chiesa si sono ritrovati per rinnovare l’impegno di curare una società inginocchiata dagli effetti del terremoto, dalla mancanza di lavoro, lasciata sola dall’Europa a gestire l’ondata migratoria, con un deciso impegno in favore dell’ambiente e con tanta paura del terrorismo: questi i temi dei due discorsi. Immersi in dinamiche politiche che tendono allo scontro tra civiltà, le religioni fanno parte della soluzione del problema.
Papa_Quirinale_Mattarella02Non deve stupire dunque se il presidente Mattarella ha fatto il segno di croce insieme al Papa e i due hanno sostato in silenzio nella cappella dell’Annunziata, il luogo della preghiera. Da qui capiamo cosa significa la “laicità positiva” richiamata da Papa Francesco. Essere laico per un politico credente come il Presidente non significa nascondere il proprio credo, ma accogliere e sostenere tutti i segni religiosi presenti nel Paese affinché creino coesione sociale e costruiscano bene comune. Il discorso pronunciato da Francesco nel Salone dei Corazzieri, prima del “bagno di folla” nei giardini del Quirinale, dove il Papa e il Presidente hanno salutato circa 200 bambini invitati dalle zone terremotate del Centro Italia, è iniziato e si è concluso nel segno di una speranza “radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese”. La dignità della persona, la famiglia, il lavoro, sono stati i primi valori esemplari dell’Italia citati da Francesco.
Poi l’analisi geopolitica, con un’Italia – e un’Europa – sfidate da problemi come il terrorismo internazionale, le migrazioni e le guerre, la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso. Quindi l’elogio per “il modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria, insieme allo sforzo compiuto per assistere le popolazioni colpite dal sisma”, sentimenti e atteggiamenti che “trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che nei momenti drammatici risplende maggiormente”. Per la politica interna, al primo posto la questione del lavoro, toccata con mano anche nella visita a Genova: serve “un’alleanza di sinergie e di iniziative” per un’azione di ampio respiro che eviti derive speculative. “Lavoro e famiglia sono i due pilastri che costituiscono l’architrave del futuro”. Ai politici l’appello a “rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni”. La conclusione del discorso, come l’inizio, è nel segno della speranza: “La Santa Sede, la Chiesa cattolica e le sue istituzioni assicurano, nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità, la loro fattiva collaborazione in vista del bene comune. Nella Chiesa cattolica e nei principi del cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia”.