Pontremoli: alla scoperta di Villa Dosi

Vera e propria perla del Barocco settecentesco, il grande edificio nel verde dei Chiosi dopo lunghi anni apre le porte alle visite guidate

villa_dosi_02“Uno dei luoghi, dal punto di vista artistico, più belli di Pontremoli ma possiamo dire dell’intera Provincia”. Basta entrare nel salone principale di Villa Dosi che non si può che essere d’accordo con questa affermazione fatta da una guida di Sigeric, la cooperativa di guide turistiche del territorio che ha reso possibile riscoprire e rivisitare questa perla del Barocco settecentesco, inaccessibile per anni, con la visita guidata sia degli interni della villa che del magnifico parco. E tutto in questo luogo che sembra magico, il centro di Pontremoli è distante appena un chilometro eppure, basta quel breve tratto di cammino lungo il viale dei Chiosi per giungere a Villa Dosi ed entrare in un altro mondo, in un’altra epoca dove le catene del tempo sembrano essersi spezzate e la polvere dei secoli essere volata via. Del resto Villa Dosi, tra alti e bassi, fa parte ormai da oltre tre secoli della storia pontremolese (costruita attorno al 1700 dai fratelli Francesco e Carlo Dosi) e ancora oggi è un’imprescindibile riferimento visivo per chi arrivi con il treno da Parma. Una villa che costituisce uno dei patrimoni artistici più grandi e prestigiosi del comune, immersa in piena campagna vicino al corso del torrente Verde. Il risultato lo abbiamo ancora oggi sotto gli occhi quando si osserva dall’alto il letto del Verde, dove il caratteristico paesaggio della villa rallegra la vista e l’anima.
Dal ponte della Cresa il lungo viale alberato dei Chiosi risale la sponda del fiume in linea retta fino al ponte, costruito nel 1705, poi prosegue piegando ad angolo retto tra campi seminati fino a raggiungere il cancello della dimora al di sopra del quale svettano due cedri del Libano le cui fronde proteggono alla vista l’architettura della casa. Oltre il cancello, si entra nel parco della villa al cui centro si sviluppa un’armoniosa scala a tenaglia ornata con statue in marmo (non perfettamente conservate e restaurate) che conduce al grande loggiato aperto verso la campagna.
La villa presenta elementi classici rivissuti da una dinamica barocca che integra e rende complementari lo spazio interno con quello esterno. La struttura esterna, infatti, è molto misurata e quasi austera, pur nel superbo gioco di prospettive e simmetrie che si armonizzano in una composizione unitaria. Una compostezza che fa da splendido contraltare allo sfarzo e alla ricchezza delle decorazioni barocche del salone dell’ingresso, che evocano la meraviglia e il sublime, con elementi armonici che mirano ad esaltare e riscrivere l’audacia e l’esuberanza barocca. Il salone principale che accoglie i visitatori è stato affrescato (a cavallo tra XVII e XVIII secolo) da due importanti artisti che avevano compiti ben distinti.
Chiamato a dipingere le figure il pittore fiorentino Alessandro Gherardini e le quadrature prospettiche Francesco Natali. Del primo spicca l’affresco delle Tre parche, alla sinistra dell’ingresso, un’opera armonica e quasi pastorale in cui emerge una serenità e grande compostezza dei personaggi. Sul lato opposto emerge una Vergine in Gloria placidamente adagiata su di un letto di nubi e in basso il ritratto della moglie di Carlo Dosi, Giulia Reghini, reso più vivo ed intenso da colori più accesi, mentre sulla parete che si rivolge all’esterno della villa c’è un affresco allegorico (con ogni probabilità rappresenta la cacciata della guerra, simbolo della politica della famiglia Dosi) molto rovinato dagli anni di abbandono, nel periodo della rivoluzione francese e napoleonico, in cui il salone della villa fu saccheggiato ed utilizzato come fienile.
Anche parte del lavoro del Natali è andato perduto (che affrescò non solo il salone principale ma anche altre nove stanze della casa, in parte coperte nell’ottocento e poi successivamente recuperate) in particolare i giochi prospettici della volta del soffitto crollato nel 1816. Restano le finte architetture che racchiudono gli affreschi del Gherardini e che aprono la già grandiosa sala verso spazi più ampi.
Ma è nella parte superiore della sala dove il Natali, libero dagli impegni di riquadratura delle opere di Gherardini, può librarsi in maniera autonoma e spicca in quest’ottica la creazione di una piazza con fontana e colonne che crea l’illusione di uno spazio aperto e tridimensionale. Vi sono poi statue in marmo, arredi e poi spicca la bella consolle dell’artista bellunese Andrea Brustolon, uno dei più importanti intagliatori del barocco veneziano. Il resto della villa, pur non toccando i vertici del salone principale, è ricco di arredi, quadri di notevole bellezza, soprattutto del ‘700 napoletano tra questi spicca il “Seneca morente” di Luca Giordano quadro di fronte al quale Vittorio Sgarbi in visita alla villa volle sostare in contemplazione. Ora ogni mercoledì da aprile a ottobre (prevista inoltre un’apertura straordinaria per il 24 e il 25 aprile), su prenotazione, Sigeric aprirà le porte di questa stupenda villa, per permettere di visitarla nel suo incredibile fascino e nella sua lunga storia.

(Riccardo Sordi)