Le Alpi Apuane, giardino d’Europa

Nel Centro didattico di Sorano una rassegna sulla grande ricchezza che caratterizza le Alpi locali, presente in un’area di 50 km per 23 che da sola conta il 30% dell’intero floristico italiano

Cerastium_apuanumIl giardino d’Europa. Questo è il nome che si sono meritate per la ricchezza della propria flora le Alpi Apuane; montagne non comuni, che vengono chiamate “Alpi”, nonostante la distanza geografica dalla catena alpina, e alpi sono: non morfologie dolci come quelle del vicino Appennino, ma rocce carbonatiche, dolomie e marmi, che hanno contribuito in maniera determinante a creare un’orografia fatta di vette aguzze e pareti verticali a due passi dal mare che lambisce la costa tirrenica della Versilia.
Qui l’eccezionale varietà della flora spontanea è una delle caratteristiche più sorprendenti come ha spiegato Andrea Ribolini (laureato in Scienze Forestali e Ambientali, Guida ambientale escursionistica è da tempo impegnato nello studio e tutela della flora e fauna delle Alpi Apuane) in un incontro organizzato dall’associazione “Farfalle in Cammino” che si è tenuto sabato 4 marzo al Centro Didattico di Sorano a Filattiera.
Centaurea_montisborlaeUna rassegna di grande ricchezza floristica dovuta ai numerosi fattori che caratterizzano in maniera unica questa zona, che si sviluppa in un’area di circa 50 km di lunghezza per 23 di larghezza, e che da sola conta circa il 30% dell’intero patrimonio floristico italiano (registrate sulle Apuane 1.784 specie delle 5.929 presenti in Italia) e può vantare la presenza di circa una trentina di piante endemiche, ovvero che crescono esclusivamente sulle montagne delle Apuane.
La caratteristica principale che dà vita all’unicità delle Apuane è data dal fatto che questa rappresenti quasi una barriera, una zona di passaggio tra due regioni (quella continentale e quella mediterranea) caratterizzate da condizioni geoclimatiche ben differenti: freddo e nevoso il versante interno mentre è caldo, umido e piovoso (dovuto alla presenza della catena montuosa stessa che si oppone ai venti occidentali carichi di umidità) il versante che si affaccia sul mare “un’unicità – ha sottolineato Ribolini – che esplode con tutta la sua forza quando si può giungere in vetta ad una montagna coperta dalla neve e da lì vedere il mare che sembra quasi affacciarsi lì sotto”.
Biscutella_apuanaUna concentrazione climatica particolare che permette di trovare nel giro di pochi chilometri alcuni esemplari di flora tipici dell’arco alpino, retaggio delle antiche glaciazioni, o di vegetazione mediterranea. Esemplari che spesso qui trovano, specularmente, la propria collocazione più esposta verso sud o verso nord.Rhinanthus_apuanus
Si possono così incontrare arbusti della macchia mediterranea per passare a boschi di quercia e carpino nero, dalla faggeta alla prateria d’alta quota, dai secolari castagni da frutto al variegato susseguirsi delle fioriture che fanno la loro comparsa già nel mese di febbraio e si protraggono fino ad autunno inoltrato. Se in quota sono protagonisti i ciuffi del paleo, una graminacea estremamente resistente alle intemperie, altrove c’è la presenza di numerose specie di felci, tappeti di ciclamini e profumati roseti.
Praterie di narcisi, orchidee (presenti oltre 70 specie differenti), gigli di San Giovanni, campanule, peonie e sassifraghe. Tra la flora endemica da segnalare la Athamanta Cortiana, il Centaurea montisborlae Soldano, una specie di fiordaliso che cresce esclusivamente sul monte Borla e sullo spigolo est del monte Sagro, la Biscutella Apuana, il Rhinantus Apuanus dai delicati fiori gialli, il Cerastium Apuanum, e la Vandenboschia speciosa una rara felce presente anche nel logo del Parco delle Apuane.
Athamanta_vestinaUno straordinario patrimonio naturalistico messo però a rischio, ha evidenziato Ribolini, da tre fattori: l’innalzamento medio della temperatura che crea grosse difficoltà di fioritura alle piante bisognose di climi freddi (tanto che si sta notando uno spostamento sempre più verso l’alto di alcune specie), la raccolta indiscriminata di fiori da parte di turisti e visitatori e soprattutto l’adiacenza con l’attività estrattiva delle cave di marmo.
Circa una settantina quelle presenti all’interno del Parco, una zona che dovrebbe essere tutelata ma che continua a fare i conti con un’attività che svuota, frantuma, spacca le montagne (stimato in un anno si scava circa 5 milioni di tonnellate di materiale) e che mette a rischio un’area dalla grande ricchezza ambientale e paesaggistica.

Riccardo Sordi

Le immagini sono tratte dal sito: www.actaplantarum.org