
La comunità aullese guarda al futuro riscoprendo l’insegnamento del passato: prima dipendente dall’Abbazia di Aulla, fu eretta in Parrocchia nel 1516 dal vescovo di Luni-Sarzana
Il 2016 e il 2017 segnano per Pallerone due importanti centenari che permettono di riscoprire significativi momenti della storia di fede di quella comunità lunigianese: la nascita della parrocchia dedicata a S. Tommaso Becket (1516) e l’erezione della Confraternita del Rosario (1617). La “cappella” di Pallerone, dipendente dall’Abbazia di Aulla come attestano gli estimi del 1470/71, venne eretta in Parrocchia nel 1516 dal vescovo di Luni-Sarzana mons. Silvestro Benetti, fatto favorito, secondo l’interpretazione di Venanzio Belloni, dalla ricostituzione del feudo di Olivola in seguito al quale Pallerone “era diventato il gruppo di case più importante di tutto il territorio”. Il 13 maggio 1568 il can. Giovanni Antonio Griffi, delegato del vescovo Benedetto Lomellini, visitava la Parrocchia e registrava: “Ho visitato la chiesa di Pallarone presente il rettore, monsignor prete Michele, e trovatola in buon essere”. Allo stesso periodo risale un accordo tra Rettore e parrocchiani con cui veniva rinnovato l’impegno assunto dagli stessi circa la decima, accordo così annotato nel ‘700: “La decima che pagano li Parochiani di Pallerone al Rettore pro tempore di questa Chiesa sono 2 quarette di grano, et 8 boccali di vino per fuoco in ciaschedun anno. Questa decima pagata da suddetti Parochiani ab immemorabili, e forse a die fundationis ecclesiae fu rinovata da Consoli, Sindaci, e Procuratori di questa Communità per pubblico instromento dell’anno 1564, et il detto istromento poi fu riconosciuto da Monsignor Lomelini vescovo di Sarzana, e per esso dal suo Vicario Generale Giorgio Trucco dell’anno 1569”. Alla fine del ‘500 nella chiesa oltre all’altar maggiore era presente un solo altare laterale dedicato alla Madonna di giuspatronato del marchese Troilo Malaspina. La dedicazione della chiesa era celebrata annualmente il 14 maggio. È in questo contesto che viene eretta la Confraternita del Rosario. Infatti il 10 settembre 1617, alla presenza degli uomini e delle donne della comunità di Pallerone, p. Angelo de Fosdinovo, delegato dal padre Austachio da Pavia, vicario del Convento di S. Domenico di Sarzana, istituì ad un altare, posto al lato sinistro della chiesa, la “Societas” del Rosario con la possibilità di lucrare indulgenze e privilegi spirituali riconosciuti dai Pontefici ai membri di quelle Confraternite. Inoltre, l’erezione della Confraternita prevedeva anche la necessità di una statua della Madonna del Rosario. Ancora oggi nella chiesa è conservata l’antica statua appartenente alla categoria delle cosiddette Madonne “vestite”. La Confraternita era tenuta “a far celebrare una messa cantata ogni prima domenica di ciascun mese, et un’altra ogni primo lunedì seguente per li Fratelli, e Sorelle di detta Compagnia vivi, e defonti in perpetuo”. Inoltre, doveva solennizzare la festa della Madonna del Rosario (prima domenica di ottobre) e fare celebrare una messa nelle altre annuali feste mariane. Nella seconda metà del ‘600, dopo il trasferimento da parte di Spinetta II della residenza marchionale da Olivola a Pallerone (1638), si iniziò a pensare ad un rifacimento della chiesa che avvenne nell’ultimo decennio del secolo: i lavori si conclusero nel 1704 e comportarono il “capovolgimento” della chiesa, anche se l’altare del Rosario rimase al suo posto. Un’inedita descrizione del 1733 ci propone la chiesa così come la possiamo vedere ancora oggi, mancando solo l’attuale navata laterale ricavata, tra il 1875 e il 1880, nel luogo dove era posto il vecchio cimitero: “La Chiesa è posta e collocata appresso il Palazzo di S.E. Padrone il Sig. Marchese Giuseppe Malaspina d’Olivola, e alla Residenza del Parroco da una parte, e dall’altra resta contigua al Cimiterio, in qui vengono sepolti i cadaveri ed ha la piazza in facciata. Sono in essa cinque altari, il maggiore fabbricato alla romana di marmo bianco, e profilato di mischio, intitolato S. Tomaso Cantuariense, Titolare del luogo, e quattro laterali, cioè due per parte, tutti di marmo simile al maggiore insino al piano delle colonne, le quali col rimanente dell’altare sono di gesso, e calcina, con capitelli, e suoi finimenti ben lavorati dell’istessa materia. I due altari che restano a cornu Evangelii, uno è intitolato S. Giuseppe, ed è del Sig. Marchese, l’altro di sotto a questo verso la porta grande della Chiesa è sotto il titolo della Natività della Beata Vergine[…]. Gli altri due a cornu Epistolae sono intitolati il primo a S. Gaetano, e questo parimente è del Sig. Marchese, il secondo al di sotto verso la porta, è intitolato il SS.mo Rosario. Dentro di detta Chiesa sopra la porta grande vi è la tribuna di dove, uscendo dal loro Palazzo, vengono a sentir messa li SS.ri Marchesi, sotto della quale dalla parte sinistra nell’ingresso di detta porta è collocato il Battistero, intorno di cui vi è un cancello di legno”.
Paolo Lapi