
Con una delibera del consiglio comunale deciso il taglio di 20 mila euro per la manutenzione delle scuole e per il ridimensionamento delle mense
Mentre Save the Children fa un monitoraggio sulle stato mense scolastiche sul territorio nazionale

A novembre è stato pubblicato il rapporto che da 4 anni Save the Children dedica alla scuola italiana. “(Non) tutti a mensa” è il titolo del monitoraggio sulle mense scolastiche del territorio nazionale, che ha evidenziato situazioni sconcertanti per le diversità che sono state riscontrate, da un luogo all’altro. Oggetto di valutazione del servizio mensa, inoltre, è il rispetto del principio contenuto nel IV Piano Nazionale Infanzia, che prevede “la mensa come livello essenziale delle prestazioni sociali, che ha come primo obiettivo quello di garantirla a tutti i bambini in condizioni di povertà certificata” che in Italia sono ben 1.131000. La prima carenza che balza agli occhi nell’indagine è il fatto che nel meridione una scuola su due ne è priva, con punte che arrivano al 53% in Puglia. La situazione migliora al Nord, dove la percentuale si aggira intorno al 30% – nel Veneto è del 32%-. Ma dove sono presenti, sono frequentate dagli alunni? La forbice fra Nord e Sud è ancora più ampia: in Sicilia si arriva all’80% , rispetto, ad esempio, all’11% del Trentino. Su questi dati pesa la mancanza del “tempo pieno o prolungato” in molti Istituti, ma influiscono negativamente anche altri fattori. Tra questi le tariffe unitarie. Save the Children ha registrato le più basse da 0,35 di Salerno a 5,5 di Bergamo e le massime da 2,3 di Catania a 7,7 di Ferrara. Sono previste un po’ ovunque riduzioni, rispondenti, però, a criteri molto diversi in alcune città, poi, come Salerno, Padova, Bolzano, non è prevista alcuna esenzione neppure per i casi di estrema povertà, in spregio al Piano Nazionale Infanzia citato. Se si considera che in Italia 1 bambino su 20 non usufruisce di un pasto proteico al giorno – sono ancora i numeri del rapporto -, ci si rende conto dell’importanza fondamentale e della delicatezza del servizio mensa nelle scuole.
Nei Comuni della Lunigiana Orientale cosa succede? Il servizio mensa è garantito in tutte le scuole

dell’Istituto “A. Moratti”, sia a Casola che a Fivizzano. Nelle Materne ne usufruisce la totalità dei bambini; nelle Primarie, come nelle Materne (San Terenzo, Soliera, Monzone, Fivizzano), di Fivizzano i pasti sono forniti da una cooperativa: a Ceserano per 5 giorni la settimana, essendo in funzione il tempo pieno, a Fivizzano e a Monzone per due giorni. A Casola i pasti vengono preparati nella scuola stessa. Alle Medie non ci sono rientri pomeridiani in nessun plesso dei due Comuni. Nel complesso sono pochi gli alunni che vanno a mangiare a casa o che mangiano il panino, come è possibile fare, ma sono in crescita, perché il Comune di Fivizzano non prevede alcuna agevolazione per chi ha più figli, ad esempio, essendo le tariffe differenziate, senza alcuna esenzione, solo in base alle soglie Isee (vanno da 30 a 110 euro per 20 pasti). In forte aumento sono anche gli iscritti fivizzanesi in scuole dei comuni vicini, come Casola, dove la tariffa massima è di 80 euro per 20 pasti – con esenzione totale per chi ha un Isee inferiore a 5.000 euro-, mentre il trasporto con scuolabus costa 90 euro – ma è possibile usufruirne solo all’andata o al ritorno, pagando la metà. A Fivizzano questo non è possibile-; inoltre ci sono agevolazioni varie per soglie di reddito o per i figli dopo il primo. Le tariffe per il trasporto a Fivizzano sono comprese fra i 70 e i 220 euro, solo in base alla soglia di reddito. Si sa che i Comuni e la Scuola faticano a far quadrare i bilanci, ma dovrebbero fare di tutto per incoraggiare gli alunni a partecipare al pranzo in comune e per invogliare i loro genitori a non far perdere ai figli momenti importanti di socializzazione, di educazione alimentare, di buon comportamento a tavola, di conoscenza dei prodotti del territorio. Ovviamente applicando tariffe ben equilibrate per i più deboli e facendo più attenzione ai soliti furbetti. Per questo ha suscitato qualche polemica la delibera che il Consiglio Comunale ha approvato (col voto contrario della Lista civica, l’astensione di Mirco Moscatelli, col consenso della Lega) di un taglio di 20.000 euro per la manutenzione delle scuole e per il ridimensionamento delle mense e della conseguente riduzione delle ore alla cooperativa che gestisce il servizio. è vero che gli “ utenti” sono diminuiti, ma quei soldi potevano essere spesi meglio per iniziative di recupero di “chi se n’è andato altrove” per il miglioramento del servizio, magari per qualche riduzione di tariffe, per l’introduzione di qualche novità?
Andreino Fabiani