Attivo soprattutto nel Principato di Monaco, ha pregevoli sculture anche a Fivizzano. Nel Museo degli Agostiniani un bel calco in gesso da poco recuperato
Il 18 maggio 1923 dalla stazione ferroviaria di Monzone partivano i blocchi di marmo di un monumento destinato a Vazzola. Sarebbero arrivati alla stazione di Conegliano e, una decina di giorni dopo, trasportati coi carri, nel Comune trevigiano. “Chiamato alla difesa della patria, il colono di Vazzola, di questo forte Comune, superbo di esemplari e di generosi lavoratori, lascia l’aratro e la famiglia adorata, combatte fra le nuove invenzioni della guerra, fra gas asfissianti ed i reticolati, e muore coperto col tricolore che la vittoriosa natia Italia gli porge”; questo, si legge nel verbale, “il bellissimo concetto sviluppato con squisito senso d’arte” dallo scultore Umberto Bassignani, su commissione del Comune di Vazzola, a seguito della vittoria di un concorso bandito dallo stesso. La realizzazione avvenne a Monzone, dove aveva sede la segheria della ditta Walton, che aveva donato i marmi. In realtà il monumento ai Caduti della Grande Guerra era stato concepito per collocarlo a Fivizzano, ma l’incarico fu revocato a causa della tragedia del terremoto del 1920, per essere rinnovato agli inizi degli anni Trenta da un Comitato presieduto dal comm. Ettore Gargiolli. Quell’anno Fivizzano potè avere il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, gemello di quello di Vazzola, scolpito su 20 tonnellate di marmo, donato ancora dalla Walton e dal dott. Peghini. Può essere ammirato in Piazza Garibaldi, nell’aiola antistante l’edificio scolastico “Bartoli”. Affascinante è la figura della Vittoria, che avrebbe avuto come modella, secondo il racconto del prof. Gino Chinca, una bellissima giovane di Posara. Sul fronte il monumento porta la scritta Fivizzano ai suoi caduti, “più laica” rispetto a quella di Vazzola Sugli eroi si freme e non si piange. Fivizzano ospita altre opere dello scultore, cui diede i natali il 28 agosto del 1878; tra queste il monumento a Labindo, con “la figura del poeta dai gesti docenti”. Di recente è stata recuperata un’opera in gesso (nella foto) collocata nel cimitero comunale. Il bassorilievo (di m. 1 per 1,40) era probabilmente destinato ad una scultura funeraria. Restaurato sotto la direzione di Claudio Casini, funzionario della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara, è ora collocato nel Museo di San Giovanni degli Agostiniani. Diverse le interpretazioni (Resurrezione dei morti?) che vengono date al bozzetto, in cui “A destra avanza una figura femminile, avvolta da un panneggio e con la testa mancante; al centro è rappresentato un groviglio di corpi maschili e femminili di età diverse, alcuni coperti da esili drappeggi e dai gesti scomposti; tra questi anche una figura col volto scheletrico….La parte superiore è occupata da una stele con un serto floreale”. È questa, pur incompiuta, una delle tante opere cimiteriali di Bassignani, le quali costituiscono la parte “migliore della sua produzione”, presente, soprattutto, nel Principato di Monaco, dove visse a lungo e dove ebbe importanti commissioni. Il prof. Amedeo Benedetti ha il grande merito di aver ripercorso con certosine ricerche il suo cammino artistico, racchiuso nel libro, realizzato col contributo del Comune di Fivizzano, “Vita e opere di Umberto Bassignani”, edito ad ottobre e presentato recentemente nel Museo degli Agostiniani. Il catalogo delle opere è amplissimo, ma di molte altre forse si è persa la traccia, consentendo ulteriori ricerche. La materia prima usata, nel periodo monegasco, è il marmo, ma raramente di Carrara, a causa del maggior costo e delle problematicità del trasporto. Quelle che si possono ammirare (la statua di San Nicholas a Monaco, il monumento a Labindo, le numerose tombe del Principato per i personaggi più in vista del tempo, la Madonna di Nizza, la statua di Giovanna d’Arco a Saint Quentin, per ricordarne solo alcune), dimostrano “come Umberto Bassignani sia stato scultore non banale, sensibile, mai ripetitivo, con animo d’artista, … meritevole di ben altre attenzioni da parte della critica”. La morte lo colse il 21 gennaio 1944 a Lerici, dove si era stabilito nel 1939 dopo aver lasciato Monaco a causa della guerra. Ancora una volta il prof. Benedetti ha fatto dono alla comunità fivizzanese di un impegnativo studio che ha riportato alla luce un artista, da “giovane un po’ anarchico”, di valore, meritevole di essere annoverato fra i grandi di Fivizzano. Giustamente l’Amministrazione, come si legge in un comunicato stampa, sta prendendo contatti, con successo, col Principato di Monaco, per dar vita ad iniziative celebrative comuni, come già è stato fatto col Comune di Vazzola.
Andreino Fabiani